Lettera aperta al sindaco Dario Nardella sulla guerra in Ucraina

Firenze, 09/03/2022

 

Caro Dario,

l’aggressione della Russia ad uno Stato sovrano è in totale e aperta violazione di tutte le norme internazionali che hanno consentito di mantenere la pace in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Perciò condividiamo la posizione che l’Amministrazione e la popolazione fiorentina hanno assunto su questo punto e appoggiamo la netta condanna che è stata espressa senza riserve dal nostro e da molti altri governi, nonché da numerosi soggetti della società civile. Ugualmente condividiamo le misure prese con le sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia, sebbene con l’amara consapevolezza che un gran peso ricade sulla popolazione e particolarmente sui più deboli.

Siamo invece fermamente contrari alla decisione concernente l’invio in Ucraina di materiale bellico. Ricordiamo che al tempo della guerra di Corea, originata dall’aggressione alla Corea del Sud da parte della Corea del Nord, negli anni più bui della guerra fredda, l’Italia manifestò il suo appoggio ai sudcoreani con l’invio di un intero ospedale militare e del relativo personale ma senza fornire armi o munizioni. Vediamo oggi con preoccupazione una sorta di ondata di bellicismo che sta montando nel nostro paese; con posizioni che si spingono perfino a ipotizzare una “guerra santa” dell’Occidente contro la Russia.

I problemi non si risolvono con la guerra; la guerra è sempre il fallimento della politica! Siamo fermamente convinti che, nell’immediato, si debba con forza operare perché si giunga quanto prima a una totale cessazione delle ostilità. Come sostenne La Pira nel caso del conflitto vietnamita, si tratta di adottare l’interdictum del giurista romano Gaio vim fieri veto”,  che cessi cioè ogni violenza  e che si apra la strada  ad una Conferenza internazionale per affrontare la globalità dei problemi.

Constatiamo che purtroppo gli eventi di questi giorni  mostrano che la vecchia logica della contrapposizione prevale sul processo iniziato con la Conferenza di Helsinki del 1973. E pensiamo che sia un preciso dovere degli Stati europei quello di promuovere una iniziativa che rimetta in moto tale processo e si opponga a tutte le “politiche di potenza”, retaggio di un’epoca storica  superata. Occorre che, almeno finché non si tornerà ad un assetto internazionale adeguato, ad una accettata interdipendenza e una comune responsabilità, alcuni Stati che si trovano al confine tra i due “blocchi” debbano decidere autonomamente di non ospitare sul proprio territorio basi militari straniere e di fare una scelta di neutralità, costituendo così una “zona di sicurezza”. E quindi ci sembra, in questo momento, sbagliato pensare ad includere l’Ucraina nella NATO.

Abbiamo letto che, come Presidente di Eurocities, hai giustamente promosso una iniziativa di ferma condanna dell’aggressione russa. Ma è forse venuto il momento di allargare i compiti della “diplomazia della città” che oltrepassa i confini degli Stati e le politiche dei governi. Proprio Firenze, che nei giorni scorsi ha visto la firma di una importante Dichiarazione,  potrebbe invitare le principali città, anche russe, che si trovano in questa “zona di sicurezza” o sono ad essa adiacenti a proclamare la loro volontà di pace (“le città non vogliono morire” secondo l’espressione lapiriana) e a proporsi di contribuire alla costruzione di una Europa libera dalle minacce e impegnata nella edificazione di una società prospera e pacifica aperta al mondo intero.

Vogliamo sperare che la ideologia della “cortina di ferro” sia per sempre sepolta tra le anticaglie delle follie dell’umanità.

Fiduciosamente

 

Mario Primicerio, Fondazione Giorgio La Pira

Gabriele Pecchioli, Opera per la Gioventù Giorgio La Pira

Marco Salvatori, Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira

Maurizio Certini, Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira

Giovanna Carocci, Associazione Fioretta Mazzei

Piero Vinci, Associazione Opera di San Procolo

 

David Sassoli nel ricordo del nostro consigliere Michele Zanzucchi

Nell’ultimo nostro incontro, a due passi da Santa Croce, a Firenze, assieme agli amici del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, avevamo parlato d’Europa e di giovani, di aspirazioni e di concretezze. Avevamo convenuto di rivederci all’Università Sophia per un convegno da organizzarsi proprio con il Centro La Pira a proposito di fraternità politica: sapeva dell’esistenza dello IUS e da tempo desiderava visitarlo. Era un anno fa, o poco più, si usciva dal primo confinamento.
Con Sassoli ci eravamo conosciuti in occasione di un’altra morte, quella di Giovanni Paolo II, il 2 aprile del 2005. Conduceva la diretta sul Tg1, mi chiamò a parteciparvi. Per diverse circostanze ci trovammo soli, lui, Giuseppe Corigliano dell’Opus Dei e il sottoscritto. Restammo in studio dalle 22.30 alle 6 di mattina, dovendo dar fondo a tutti i nostri ricordi per “ammobiliare” una diretta infinita, che al solito Sassoli guidava con professionalità indiscussa e indiscutibile. Ebbi modo di apprezzare la sua calma e un autocontrollo fuori dal comune. Disse salutandoci: «Siamo riusciti a parlare di una morte con serenità e naturalità».
David Sassoli: il nome lo deve, a testimonianza della sua profonda cattolicità, alla riconoscenza familiare per l’amico, David Maria Turoldo. Era un esempio di giornalismo dialogante, Sassoli, aperto, rispettoso, deontologicamente ancorato al rispetto delle regole, anche elegante; un giornalismo sempre espresso con proprietà di linguaggio e garbo, quasi a dover chiedere scusa allo spettatore per ogni minima sbavatura stilistica o grammaticale. Le stesse doti che David seppe far fruttare nella sua lunghissima carriera politica, guidata da carità politica, direbbe papa Francesco, e da giustizia.
Tutto il Centro La Pira si stringe attorno alla famiglia Sassoli per ricordarlo nel pieno della sua opera di umanizzazione della nostra società. Lui che è morto con serenità e naturalità.

 

Michele Zanzucchi